venerdì 27 aprile 2012

The long way to WA!

Lunedì 16/04 abbiamo abbandonato l’Ayers Rock campground.
Un viaggio rilassante e accompagnato da un bel sole caldo ci ha riportato a Coober Pedy nel pomeriggio, dove ci siamo riforniti di gasolio (il prezzo del diesel qui è di circa 0,40cent/litro più basso rispetto a Yulara) e piuttosto esausti dal viaggio, abbiamo scelto il Riba’s underground camp per passare la notte. Abbiamo srotolato il nostro materasso e deciso di dormire in macchina. Se siete interessati è possibile campeggiare sottoterra per soli $15, dove sicuramente non sarete importunati (durante il giorno, fortunatamente la sera riposano!) dalle migliaia di mosche che cercano di entrarvi negli occhi, nelle orecchie e nel naso per trovare un po’ di acqua da bere!!
Alle 6.30 della mattina seguente  eravamo già in viaggio diretti a Smoky Bay. Dopo circa 3 ore di strada asfaltata abbiamo poi proseguito per altri 300km su strada sterrata passando in mezzo al Gawler Ranges National Park. Seguendo questa strada abbiamo così accorciato il tragitto di circa 400km. Per tutto il percorso abbiamo incrociato solo 2 fuori strada, di cui una trainata dall’altra. Forse questa vista ci ha portato un po’ sfiga, visto che a 1km da Smoky Bay sentiamo “tossire” la nostra Pajero e aprendo il cofano, ecco la sorpresa.

2 cinghie e una puleggia rotte: nonostante ciò, a parte lo sterzo durissimo, l’auto si è fatta guidare fino al primo meccanico, che dopo un’approssimativo controllo dell’auto ha decretato una settimana di lavoro… Sentendo puzza di fregatura, ci siamo spostati per altri 40km fino ad arrivare a Ceduna, lasciando la non visitata Smoky Bay.
Arrivati ormai nel tardo pomeriggio, abbiamo campeggiato in un caravan park giusto giusto davanti ad Hocko’s mechanic repair, dove la mattina seguente il meccanico ci ha chiesto di portare la Pajero per la riparazione di circa 3 ore il giorno dopo. Risollevati un po’ dalla notizia, abbiamo fatto visita al centro informazioni di Ceduna, nel quale per prima cosa abbiamo chiesto consiglio su un Caravan park decente, visto che quello della notte appena passata, per quanto offrisse tutti i servizi, era molto trascurato. Eccoci allora a fare i “pacchiani” nel Foreshore caravan park, dove abbiamo affittato per un paio di notti una bella ensuite cabin, con tutti i comfort.
Il secondo consiglio, è stato su cosa vedere in città: dalle 10.30 alle 11.30 è possibile visitare un centro di cura di animali feriti, gestito da una famiglia locale e costruito nel loro cortile. Ci hanno accolto con un piccolo canguro avvolto in un marsupio di pail, trovato nel marsupio della madre, alla quale qualcuno aveva sparato.
La signora, ci ha spiegato che nel caso dovessimo trovare una femmina di canguro morta a bordo strada, se mai questa avesse nel suo marsupio un piccolo, per poterlo salvare bisogna tagliare il capezzolo a cui il piccolino è attaccato: infatti questi animali, specialmente quando sono molto piccoli, rimangono attaccati al capezzolo, e se tentate di tirarlo, sicuramente gli provocherete danni irreparabili alla bocca.
Oltre ai canguri, vengono curati anche 7 wombat, di cui un paio bianchi, specie piuttosto rara.
Una simpatica presenza è data anche dall’emù che scorrazza in giardino.
Ultimo consiglio chiesto al centro informazioni? Vista la bella giornata, è stato sulla spiaggia migliore in cui rilassarsi un pochino: non abbiamo perso tempo per raggiungere Shelley beach. Per noi è stata incantevole, poi giudicate voi.



Entrati ormai nel ruolo di villeggianti, non abbiamo fatto altro che dedicarci al puro relax tra cappuccino in centro paese a metà mattina, spiaggia + tardo pranzo pomeridiano e per finire spesa!
Il meccanico è stato di parola e l’half-day hospital della Pajero è terminato nell’ora di pranzo. 
Venerdì partenza da Ceduna, direzione il lungo ovest! Ci aspettano 1200 km per arrivare fino a Norseman.
Prima di attraversare il confine e trovarci in Western Australia (siamo a 7 stati su cui abbiamo messo piede), un detour su Fowlers Bay era d’obbligo: abbiamo fatto un po’ i cretini sulle dune di sabbia, cercando di usare un cartone trovato sul posto come bob per scendere dalle dune… purtroppo non ha funzionato! Troppo grip!!!



Altra sosta è stata Head of Bight, all’inizio della Great Australian Bight Marine National Park. Da qui si possono ammirare le balene da maggio a settembre: anche se capitate sul posto con un po’ di anticipo, vale la pena spendere 5$ per passegiare sulla costa di questo parco e ammirare il bel panorama. Se siete fortunati, potrete comunque avvistare qualche delfino e foca.
Eccoci percorrere il Nullarbor Plain, una distesa di blue bush, di cui non si riesce a scorgere la fine.





Il primo giorno di viaggio attraverso questa distesa ci ha portato fino a Moodini Bluff appena prima del tramonto, dove ci siamo accampati per la notte. Dopo altre 6 ore di viaggio, sabato 21 siamo arrivati a Norseman, in cui termina il nullarbor! Ce l’abbiamo fatta! Ritirato il nostro attestato al centro informazioni, e visitata la principale attrazione della città (i cammelli di ferro nella rotonda del centro), abbiamo deciso di dirigerci a nord, a Kalgoorlie per trascorrere la notte e ammirare il giorno dopo il Super Pit, la più grande miniera d’oro a cielo aperto d’Australia. 3,6km di lunghezza, 1,5km di larghezza e 500m di profondità: non avevamo mai visto dal vivo una miniera del genere ed è davvero impressionante!



Dopo questa interessante visita, lasciamo il sole caldo di questa città mineraria arrivando nel purtroppo uggioso clima di Esperance.
Esperance è una graziosa cittadina sulla costa sud, che vanta le spiagge più bianche d’Australia e volendole assolutamente vedere con il sole, abbiamo deciso di aspettare fino martedì (tra una grigliata e l’altra), giorno in cui, secondo le previsioni meteo, sarebbe uscito il sole. Così è stato e abbiamo avuto la fortuna di trascorrere una splendida mattinata al Cape Le Grand National Park.
Hellfire beach, Lucky Bay, Rossiter bay e Cape Le Grand beach: sono loro le protagoniste del parco con le loro bianchissime spiagge e l’acqua cristallina in cui ho nuotato nonostante facesse un po’ freschino.
Questi posti lasciano davvero senza fiato talmente sono belli, e per niente affollati. Un esempio: Cape Le Grand beach, spiaggia di 22km, persone incontrate 4. E’ davvero valsa la pena aspettare il bel tempo!
Dopo tutti i chilometri fatti, non solo noi, ma anche la Pajero si meritava un po’ di relax sulla spiaggia!


Già, perché qui in Western Australia, se hai una 4wd, ti è concesso entrare in queste immense spiagge ed esplorarle a bordo della tua macchina.
La nostra idea era quella di seguire la costa verso Albany, Margaret River, Bunbury, ma viste le previsioni meteo sfavorevoli e non volendo vedere il mare con la pioggia, ora riabbandoniamo la costa (con la promessa di non lasciarla inesplorata) per dirigerci al nord: nuova destinazione Hyden e la Wave Rock.

sabato 21 aprile 2012

Payla!

127km ad ovest di Alice Springs, si trova Hermannsburg (una piccola località dal tipico nome tedesco ma abitata solo da aborigeni) che diventa una tappa obbligata se da Alice decidete di visitare il Kings Canyon: qui infatti ci si deve fermare per acquistare un permit pass da $12 a persona per poter guidare lungo la Mereenie Loop Road, poiché all’interno di territorio aborigeno.
E’ una strada lunga 97km, e se anche voi dovete attraversarla a bordo di una Pajero o qualunque altra 4wd di 19 anni con po’ di acciacchi, preparatevi a tapparvi le orecchie e urlare se volete parlare in auto durante il tragitto! In pratica fanno pagare per transitare su una strada non asfaltata penosa, piene di buche, sobbalzi e rocce: è la prima volta che vediamo una strada conciata male così qui in Australia.
Dopo esserci venuto il mal di testa e aver raggiungo nuovamente l’asfalto (grazie al cielo! Possiamo baciare la terra! Ahahah), ecco che un po’ di pioggerellina ci accoglie nel tardo pomeriggio del 12/04 al Kings Canyon (anche detto Watarrka National Park). Le nuvole per fortuna si sono allontanate quasi tutte la mattina seguente, quando percorrendo la Canyon Rim Walk, camminata di 6km, il sentiero ci ha portato in cima al canyon e seguendone il bordo, abbiamo avuto l’opportunità di scoprire vedute meravigliose.


Avendo iniziato la camminata verso le 8 di mattina, per le 11 siamo risaltati in auto e la nuova destinazione è stata Yulara, un piccolo villaggio a soli 10km dall’Uluru e Kata-Tjuta National Park, dove abbiamo deciso di campeggiare per 3 notti.
Sulla strada per arrivare già lo si vedeva in lontananza: Uluru (Uluru è il nome aborigeno, mentre Ayers Rock è il nome non-aborigeno)!! Sarà anche soltanto una roccia li al centro dell’Australia, ma credeteci quando vi diciamo che è affascinante e vale davvero la pena inserirlo tra le vostre tappe se dovete affrontare un viaggio attraverso l’Australia!



PAYLA!
Questo è il benvenuto che le due tribù aborigene Pitjantjatjara e Yankuntjatjara (potete anche chiamarli Anangu) danno ai turisti che entrano nella loro terra.
Sono loro i proprietari ufficiali del parco, ma per ottenere questo riconoscimento, hanno dovuto cedere l’appalto della sua gestione allo stato nel 1985 (tale accordo terminerà tra 99 anni).
Per entrare nel parco nazionale, si pagano $25 a testa, ma la validità del biglietto è di 3 giorni, tempistica perfetta per poterlo visitare tutto con calma e godersi le spettacolari albe o tramonti.
Appena arrivati il 13/04 abbiamo acquistato il pass e visitato il Cultural centre, a 2km dalla base di Uluru. Non è consentito fare foto o riprese al suo interno, poiché gli aborigeni l’hanno voluto per cercare di educare i turisti sulla storia e l’importanza della loro terra, raccontando parte delle loro credenze e leggende e soprattutto spiegando che per loro la terra su cui ci si trova e Uluru sono luoghi sacri e quindi ne pretendono il pieno rispetto:

•    Chiedono di non portare via pezzi di roccia o sabbia dal loro territorio sacro. Nel Cultural centre hanno esposto un libro pieno di lettere ricevute da turisti che negli anni passati hanno rubato pezzi di terra e portati a casa come souvenir. Vi starete chiedendo perché hanno scritto delle lettere? Per rispedire ai proprietari ciò che avevano rubato perché dal momento in cui hanno preso ciò che non dovevano sono stati perseguitati da sfiga nera!! Superstizione, coincidenze…chi lo sa! Meglio non rischiare e lasciare tutto al proprio posto! Oltre alla sfiga potrete portarvi a casa una bella multa salata di $5000 se venite colti con le mani nel sacco!
•    Chiedono di non scalare Uluru: loro non lo fanno e chiedono di fare come loro! La scalata, che permette di arrivare in cima ai suoi 348m d’altezza, è comunque aperta al pubblico: sta ad ognuno di voi decidere cosa fare. Il sentiero che si deve percorrere infatti è stato quello intrapreso dai loro antenati Mala al loro arrivo ad Uluru, e secondo la tradizione, non dovrebbe essere calpestato da orme umane. Solo alcuni uomini delle loro tribù hanno il diritto di salire.
Noi abbiamo scelto di non scalare, e la mattina seguente ci siamo incamminati seguendo la base walk, il sentiero di 10km che ti permette di fare il giro completo di Ayers Rock e di ammirarne la bellezza da diverse angolazioni. Potrà sembrare una roccia più o meno regolare quando la guardate in cartolina o in qualche immagine dei depliant, ma in realtà è una roccia multidimensionale assolutamente affascinante, e quella che da lontano può sembrare una superficie liscia, da vicino si rivelano sorgenti, pozze, caverne e alcuni antichi dipinti.
Non sapendo scegliere una sola foto che possa darvi l’idea della sua bellezza (non so se lo avete capito, ma ci ha totalmente rapito!), ecco qualcosa che speriamo possa colpirvi..





Durante la camminata si incontrano dei punti chiamati “sensitive area”, dove gli Anangu chiedono di non fotografare né riprendere i luoghi sacri che si incontreranno: ritengono che rivedere questi siti in foto o video in un posto diverso da Uluru, nel punto in cui si trovano, non abbia senso!
Soddisfatti della bella giornata, siamo tornati in camping per prepararci la cena al sacco, e con le nostre sedie e il tavolino, siamo andati a gustarcela al tramonto davanti ad Uluru dopo esserci collegati in diretta skype con i nostri genitori! Che bello poter far vedere anche a loro questo spettacolo in diretta!




Domenica 15/04 è stata invece la giornata dedicata a Kata-Tjuta, gruppo roccioso a 35km di Uluru, meno famoso , ma non di certo meno pittoresco! Si tratta di 36 cupole rocciose che formano vallate e costituiscono i Monti Olgas (la cupola più alta arriva a 546m). Sono uno spettacolo!! Li abbiamo esplorati seguendo la Valley of the winds, camminata di 7,4km che permette di camminare tra le teste e trovarsi davanti ad una vallata da mozzare il fiato!


Anche Kata-Tjuta è sacro per gli Anangu, e chiedono di seguire solo il sentiero tracciato, evitando di scalare le teste.
La mattinata si è conclusa con una vista panoramica del posto, da cui in lontananza si vede anche Uluru.


Il resto della giornata invece l’abbiamo passato rinfrescandoci nella  piscina del camping e preparandoci la cena da gustare nuovamente al tramonto davanti ad Uluru.

Dispiace dover abbandonare questo magico posto, ma sappiamo che con qualche giorno di viaggio, raggiungeremo posti altrettanto meravigliosi.
Payla!! A presto….


sabato 14 aprile 2012

A town like Alice

Coccodrillo, Cammello, Emù e Kangaroo!
Alice Springs è una tranquilla e unica cittadina nel centro dell’Australia, quindi punto di riferimento per tutti gli abitanti delle zone remote per un raggio minimo di 600 km. Arrivati la sera del 5/04, abbiamo alloggiato per un paio di notti al Desert Rose Inn. Il giorno seguente, Good Friday, la città era praticamente deserta perché festa nazionale e tutti i negozi e le “attrazioni” erano chiusi. Abbiamo girovagato tra le vie di Alice senza una meta precisa, visitando nel pomeriggio l’Anzac Hill e cenando poi la sera all’Overlanders Steakhouse. Abbiamo ordinato il Drover’s blowout, un menù di 4 portate: zuppa di patate e lenticchie, vassoio di degustazione di carni australiane (coccodrillo, cammello, emu e canguro),rump steak da 250g e per finire un dolce accompagnato da caffè bollente. Tutto molto buono!


Ancora un po’ appesantiti dalla cena del giorno prima, lasciando il Desert Rose Inn, abbiamo notato con sorpresa che i gommisti erano aperti, e ne abbiamo subito approfittato per acquistare un nuovo treno di gomme. Il gommista però non ha potuto fare la riparazione sul bullone danneggiato della ruota posteriore, consigliandoci di rivolgerci da un meccanico, ma di non preoccuparsi a viaggiare in auto. Ma se sabato era giorno lavorativo per i gommisti, per i meccanici le ferie si prolungavano fino a martedì. Abbiamo scelto di non allontanarci eccessivamente dalla città e di trascorrere a circa 200km, all’Ormiston Gorge nel West MacDonnell Ranges, la Pasqua. Arrivati al campground nel pomeriggio, abbiamo piazzato la nostra tenda, tirato giù le sedie dal portapacchi e….. relax in preparazione delle passeggiate previste per il giorno dopo.

Relax all'Ormiston Gorge
 In camping non si fa mai ne troppo tardi ne troppo presto, si sfrutta sempre dall’inizio alla fine la luce del giorno: colazione all’incirca alle 6.30 e cena alle 17.45, prima che cali il buio….rilassandosi poi con un bel thè caldo prima della nanna alle ore 21.30.. come quando eravamo bambini!
Non potevamo trascorrere meglio la domenica di Pasqua, passeggiando lungo il Gum Walk sul letto del fiume ai piedi del canyon, con la fortuna di aver avvistato una coppia di Rock-wallabies.

Poi abbiamo camminato per 5 km, fino al primo lookout della Larapinta trail sezione 10 (La Larapinta Trail è una passeggiata divisa in 12 sezioni che parte da Alice springs e prosegue per 233,5 km all’interno del West MacDonnell National Park). Qui si è nel bel mezzo del bush: il paesaggio che ci si trova davanti è davvero unico e spettacolare. Fortunatamente durante questa passeggiata il cielo era un po’ nuvolo e ci ha permesso di non schiattare sotto il sole cocente. Se il sole non ci ha fatto compagnia, ci hanno pensato le innumeroveli e tanto amichevoli mosche del bush a seguirci e ronzarci intorno ad ogni singolo passo!
La “cranio-zanzariera” questa volta ci ha salvato!



Il sole è tornato giusto in tempo durante il cammino di rientro, quindi non potevamo che rinfrescarci tuffandoci nel gorge: ebbene si, anche nel bel mezzo del deserto australiano si può fare il bagno!

Lunedì, tornando verso la città, abbiamo fatto tappa a:

Ochre Pits, cave di ocra usate un tempo dagli aborigeni per ricavare I colori indispensabili per i loro cerimoniali



Serpentine Gorge, che dopo una breve passeggiata e scalata fino al lookout, ci ha regalato una vista splendida



Ellery creek bighole (anche qui si può nuotare!!)



Simpson gap, canyon scavato nella montagna nel corso di 60 milioni di anni di erosionee alla tomba di
John Flynn: personaggio davvero importante qui in Australia,
iniziò tramite la radio (a pedali)  un percorso lungo e ancora in corso per rendere le comunicazioni veloci ed efficienti soprattutto in casi di emergenza per le comunità e le persone che vivono nelle zone remote del centro Australia. Oggi Flynn sarebbe orgoglioso della School of the Air e dei Royal Flying Doctors, di entrambi abbiamo avuto il piacere di visitarne le sedi il giorno seguente e ne siamo stati davvero colpiti.
La School of the air (http://www.assoa.nt.edu.au/) tutt’oggi insegna a circa 100 studenti nella più grande aula del mondo. La School of the air infatti copre una superficie di 1.300.000 km quadrati, zone remote dove gli studenti possono seguire le lezioni tramite collegamenti web ( prima dell’avvento di internet tutto era via radio).
I Royal Flying doctors (http://www.flyingdoctor.org.au/) sono, per tutte le persone che vivono isolate nelle fattorie ( a volte circa 400 o 600 km dalla prima città), gli unici  con i loro aerei e la loro preparazione a garantire cure e soccorsi in casi di emergenza.
Di questa istituzione volante siamo riusciti a vedere anche qualche vecchio aeroplano in esposizione all’Aviation Museum, piccolo ma davvero ben tenuto ritrae la storia dell’aviazione nel centro Australia.


La fine di questa giornata dedicata ai musei e alla cultura siamo andati a ritirare la nostra Pajero dal meccanico, fresca di tagliando non abbiamo perso tempo ricominciando a macinare kilometri alla volta di Kings Canyon!



venerdì 6 aprile 2012

South Australia!

Abbiamo trascorso 3 notti ad Adelaide al Backpack oz, un ostello molto carino, pulito e con la colazione gratis! La città in se, soprattutto considerando che è la capitale del South Australia, ci ha un po’ deluso: non so cosa ci aspettavamo di trovare, ma le strade, la gente e l’atmosfera, non ci hanno trasmesso granché. Arrivati in città nel primo pomeriggio del 22 marzo. Abbiamo passeggiato un po’ per la Rundle Street, la via principale, piena di ristoranti e pub. Abbiamo trascorso la serata alla ricerca di un buon ristorante per la cena (abbiamo optato per un Thai) e un cinema per vedere “The rum diary”. La mattina seguente siamo passati dal Central market, mercato dove si trovano caffè, pane, frutta e verdura, ma soprattutto ottima carne a prezzi stracciati!

Central market, Adelaide
 Abbiamo curiosato tra i negozi di Rundle Mall, camminato fino a North Terrace, visto il memorial alla guerra mondiale, per poi ritornare in centro in tempo per l’happy hour dell’ostello e una pizza d’asporto. Quando abbiamo chiesto al centro informazioni cosa vedere in città, ci hanno consigliato di uscire e andare al mare, a Glenelg, o Hahndorf, il più antico (1839) insediamento tedesco in Australia. Visto il tempo incerto, abbiamo scelto Hahndorf, piccola ma carina, dove era inevitabile fermarsi a mangiare un piatto tipico tedesco. Oltre a ristoranti e negozi di souvenir, non c’è molto altro, ma vicino al centro informazioni, abbiamo trovato un’esposizione di vecchi giocattoli a manovella. Ecco il più simpatico...



Secondo i nostri piani il 25 doveva essere giorno di partenza alla volta del Nullarbor, ma il pomeriggio prima, abbiamo trovato lavoro con una sola telefonata fatta. Cambio di programma e via verso nord con destinazione Ingomar station. Questo è quello che sapevamo di incontrare grazie a Google maps.. il niente!!

Ingomar station, South Australia
Qualche casetta, ancora cabins e….. un woolshed! Già, perché questa volta siamo andati a lavorare con le pecore come woolhandler: raccogli, stendi, controlla e pulisci la lana! Su 16 persone, due proprio non le potevamo reggere, e le migliaia di pecore viste avevano uno sguardo molto più intelligente di loro!. I metodi e il luogo dove si svolge il lavoro, a parte i rasoi che hanno sostituito le cesoie di un tempo, è rimasto lo stesso del passato. Diciamo però che la favola dell’allegra tosatura è un falso! Non pensiamo che per queste povere bestie l’esperienza sia tanto piacevole.. immedesimatevi in una di loro: di punto in bianco una volta all’anno, mentre siete a pascolare selvagge nel bush, venite radunate in gruppo, caricate su un camion e poi spostate in paddock sempre più piccoli, fino a trovarsi in quello davanti al tosatore. Tutte vicine vicine e spaventatissime, almeno le più piccole che non sono mai state tosate e non sanno a cosa stanno andando incontro. La mattina vengono rintronate con un po’ di musica, e poi si sentono accendere i rasoi.. e la giornata ha inizio! Arriva il tosatore, ti prende per le zampe davanti e ti trascina in postazione..per quelle che creano un po’ di difficoltà scalciando o non stando ferme poverine, arriva qualche botta! Diventa infatti difficile la tosatura e pericoloso perché può essere tagliata (ma poi subito cucita) in alcuni punti. La maggior parte di loro quando sono state alleggerite dal peso della lana, non riescono nemmeno a rialzarsi in piedi da quanto sono spaventate, e con un aiutino (solitamente una spinta o un calcio nel sedere), vengono spinte fuori! Finalmente libere!!! E l’appuntamento è per l’anno successivo!
Ecco la dimostrazione su come si svolge il lavoro.


Abbiamo trascorso così 8 giorni pieni di lavoro, con pausa ogni 2 ore, spuntini cucinati e soprattutto ogni pranzo e cena preparato dalla fantastica cuoca di Kangaroo Island. La sera dopo il lavoro, ci si radunava in cortile a chiacchierare, bere una bibita bella ghiacciata (visto il caldo delle giornate!) e nei momenti liberi, abbiamo fatto amicizia con Dallia, la bellissima red dog della cuoca, il cavallo e appena calava la sera, con insetti giganti mai visti in vita nostra!!



E’ stato interessante vedere questo squarcio di vita dell’outback australiano, ma ora siamo bei contenti di risalire sulla nostra Pajero e dirigersi verso nord ad Ayers Rock.


Ecco…. Dunque, durante il nostro viaggio, ovviamente è capitato un altro imprevisto, e i programmi sono cambiati nuovamente strada facendo! La gomma posteriore destra è esplosa.. non sullo sterrato, ma sulla strada asfaltata di recente qui nel North Territory! Pronti per cambiare la gomma con il sorriso, prendendoci un po’ in giro su quanto siamo fortunati di recente, ci siamo accorti che i due bulloni che hanno usato per fissare la ruota di scorta al portellone hanno dimensioni diverse da quelli delle nostre ruote, e che quindi non potevamo svitarle con le nostre chiavi! DAMN!!!! Dopo diversi tentativi per fermare quelle poche macchine che sono passate, un gentilissimo signore della Telstra (mai stati più fieri di averla come compagnia telefonica!) si è fermato per provare ad aiutarci! Aveva la chiave della misura giusta, ma mancava la leva per svitare il bullone! Niente da fare… poco più tardi un signore su una Jeep bianca si è fermato un po’ titubante e ha sfoggiato, e probabilmente usato per la prima volta, la sua linda, luccicante nera lucida chiave, che grazie a dio era esattamente della misura di quei due maledetti bulloni!!! Dopo un’ora abbondante, e poco prima che calasse il sole, ecco fatto!! La gomma è stata montata e ora ci troviamo ad Alice Springs. La nostra speranza era di trovare un meccanico aperto.. ma indovinate un po’?! Le vacanze di Pasqua sono iniziate, quindi tutto chiuso fino martedì! Che succederà ora?